Innanzitutto mi presento per chi accede direttamente a questa pagina: mi chiamo Luca Valsecchisono diplomato in Conservatorio, lavoro per oltre 600 committenti in tutta Italia come compositorearrangiatore ma soprattutto trascrivere musica su spartito (attività che svolgo perlopiù da mattina a sera da oltre 15 anni) mi ha portato ad affermarmi in questo settore a livello nazionale. Sono inoltre un Perito (plagi) accreditato ed iscritto all’albo della Camera di Commercio (richiedimi la documentazione o richiedila direttamente alla Camera di commercio di Lecco). 

Intervista a Federico Stragà: primo album da cantautore

Siamo in collegamento telefonico con Federico Stragà, tra i cui brani più famosi c’è la canzone “L’astronauta”. Nel maggio 2018 è uscito il nuovo album del cantante, “Guardare fuori”, preceduto dal singolo “Ho esaurito la paura”, uscito ad aprile.

D. “Federico, parlaci un po’ di questo tuo nuovo lavoro …”.

R. “Senza considerare un album dedicato a Frank Sinatra, che era uscito nel 2008, si può dire che questo sia il mio ‘terzo album e mezzo’, nel senso che avevo  registrato il primo nel ’98 dopo la mia prima esperienza sanremese, poi un altro nel 2001 e dopo il secondo Festival nel 2003 era uscita una specie di raccolta più qualche inedito … ‘Guardare fuori’ è il mio primo album interamente scritto da me, il mio primo da cantautore. Contiene canzoni che ho scritto negli ultimi 3 – 4 anni. … Il lavoro dedicato a Sinatra, del quale ho parlato precedentemente, è arrivato dopo un periodo di particolare passione per lo swing, un periodo in cui avevo quasi ‘dimenticato’ di prendere in mano la chitarra, cantare e scrivere in italiano. Mi sono riavvicinato alla musica italiana nel 2013, accorgendomi che il desiderio di scrivere aumentava nel momento in cui mi ci applicavo con una certa costanza”.

D. “Come mai hai intitolato il singolo che ha preceduto l’album ‘Ho esaurito la paura’ ”?

R. “Questo titolo viene da una frase che ho letto in un libro per ragazzi, dove c’era un ragazzino che non aveva paura di nulla e tutti erano stupiti che lui non temesse i bulli della scuola o altro … Gli chiedono le ragioni della sua mancanza di paura e lui risponde di non averla perché, essendo stato malato e avendo rischiato di morire, in quell’occasione l’aveva esaurita tutta. Questo concetto, questo punto di vista un po’ originale di vedere la paura che uno ha dentro, mi piaceva molto; quindi in quattro e quattr’otto ho preso la chitarra, ho pensato ad un po’ di paure grandi e piccole che ho sempre avuto e le ho ‘messe’ in ‘Ho esaurito la paura’ . Mi sono immaginato anch’io di averle eliminate tutte e di poter affrontare qualsiasi cosa”.

D. “Hai accennato al CD intitolato ‘Federico Stragà canta Sinatra’ in omaggio a ‘The Voice’, grazie al quale hai partecipato al Bologna Jazz Festival nel 2010 e il premio alla voce conferitogli dal  Leggio D’oro nel 2013 …”.

R. “Sì … Il ‘Leggio d’oro’ è un premio bellissimo che danno ai doppiatori. Sono andato a ritirarlo ed ero emozionatissimo, stando in mezzo a loro, dato che sono un grande amante del cinema e guardo un sacco di film. Per me il doppiatore è sempre stato un personaggio superaffascinante. … Questo riconoscimento, che mi ha fatto davvero molto piacere, è arrivato a cinque anni di distanza dall’uscita del disco su Sinatra ed è stato inaspettato. Per quell’album, tra l’altro, avevo usato un approccio musicale completamente diverso dal solito, molto più concentrato sulla voce e sull’interpretazione, per cantare al meglio canzoni immortali che normalmente si ricordano interpretate da un mostro sacro quale appunto era Sinatra”.

D.“Tu hai partecipato 3 volte a Sanremo, tra Sanremo Giovani e Festival vero e proprio: che ricordi hai di quelle esperienze?”

R. “Beh, ricordo le prime, cioè Sanremo Giovani e Sanremo del ’98, come esperienze anche drammatiche, sotto certi aspetti (ride, ndr). Arrivavo dall’Accademia della Canzone di Sanremo, senza aver avuto nessuno ‘step intermedio’, contatti con case discografiche, e mi trovavo catapultato ‘in questo mondo’, sul palco anche insieme a cantanti di cui fino a pochi mesi prima cantavo le canzoni nei locali. Mi sentivo molto ‘responsabilizzato’ e ciò mi faceva vivere quei mesi in una specie di sogno bellissimo, che a volte però si tramutava in un incubo. … Così è stato per il mio primo disco, fatto peraltro di canzoni belle e importanti che io avevo racimolato insieme ai miei produttori del tempo: Mara Maionchi e Bruno Tibaldi. Tramite loro sono entrato in contatto con autori tra i quali Daniele Fossati (il quale scrisse il brano sanremese ‘Siamo noi’, ndr) e Claudio Sanfilippo, cioè ‘nomi’ che leggevo sui dischi che ascoltavo, e questo mi ha riempito di orgoglio ma anche di responsabilità.

Quando, invece, nel 2003, ho partecipato a Sanremo in duetto con Anna Tatangelo (con il brano ‘Volere volare’, ndr), mi sono sentito molto più rilassato … In ogni caso, come non ho mai nascosto, quel duetto non mi convinceva assolutamente dal punto di vista artistico … Tutti si sono accorti che Anna ed io non eravamo affiatati … Non per una questione caratteriale, ma perché per la gara era stata presa una mia canzone che avevo presentato ad un provino (era piaciuta molto a Pippo Baudo, che aveva proposto il duetto), probabilmente adattata un po’ alla giovane età di Anna (lei aveva 16 anni e lui 30, ndr) e abbastanza stravolta … Così, tanti sono stati i complimenti che ho ricevuto per la mia versione originale, quante le critiche per quella in duetto. Comunque tengo a ripetere (anche perché ogni volta che l’ho detto, i fans della mia partner sul paco sanremese di quell’anno si sono risentiti), che le mie considerazioni non sono un attacco ad Anna Tatangelo. Credo piuttosto di aver sbagliato a voler partecipare a Sanremo ‘a tutti i costi’ ”.

D. “A questo punto non posso che chiederti se torneresti al Festival … ”.

 R. “Beh, sì, certamente. A dire la verità, un paio di volte ci ho anche provato, di recente, senza successo …”.

D. “Anni fa, tra un Sanremo e l’altro, avevi pubblicato la canzone ‘L’astronauta’, che ottenne ottimi riscontri radiofonici …”.

 R. “Sì. Dopo il primo Sanremo mi sono trasferito a Firenze, dove ho iniziato a lavorare a dei provini con Diego Calvetti, che adesso è diventato un produttore di grido. Facevo un po’ avanti e indietro Firenze – San Gimignano e tra i vari provini fatti, c’era anche quello per ‘L’astronauta’, canzone non scritta da me. Era un po’ diversa rispetto alle mie ‘corde’, ma il mio produttore del tempo era talmente convinto che sarebbe stata un successo, che l’ha scelta. Da lì è iniziato un periodo effettivamente molto bello, in cui questa canzone ha fatto da traino a tante altre e insieme hanno composto il mio disco successivo (‘Click Here’, ndr). ‘L’astronauta’ mi ha portato in giro in lungo e in largo per l’Italia. Devo dire che, oggi più che mai, mi rendo conto di averci messo un bel po’ prima di capire il reale successo che ha avuto e di non averne probabilmente approfittato come avrei dovuto. Mi sentivo dire da tutti che quella canzone era molto apprezzata e ancora oggi la gente dice: ‘Ah, Stragà, quello de ‘L’astronauta’ !’ … Tanti ‘tormentoni’ che ci sono stati nel tempo, non sono stati così immediati … Noi in realtà facevamo tutto ‘in piccolo’, l’etichetta del mio produttore era molto piccola e c’era molta attenzione al risparmio. Ciò, probabilmente, ha contribuito anche al fatto che io non mi rendessi conto che ‘L’astronauta’ stesse girando anche fuori dall’Italia: ho saputo che era stata ascoltata anche a Cuba e in Siria! Ha girato davvero tanto!”.

D. “Effettivamente era molto carina con ‘la nonna’ che era ‘un’astronauta …’: era veramente un pezzo simpatico …”.

R.“Sì, era un pezzo simpatico e ‘mia nonna è un’astronauta’ era forse l’unica frase che ho messo io nella canzone: farina del mio sacco! Il brano, in origine, diceva ‘la morte è un’astronauta’, ma il produttore aveva sempre paura di lanciare canzoni troppo tristi, impegnate … Preferiva quelle più ‘leggere’, tirare in ballo l’amore per aumentare la possibilità del successo, ma io non ero e non sono di sicuro così, quindi abbiamo fatto un po’ una via di mezzo, dopo esserci chiesti come si potesse sostituire la parola ‘morte’, e deciso di inserire ‘mia nonna’ … ”.

D. “Nella tua carriera c’è anche una vittoria di ‘Un disco per l’estate’ con la canzone dal titolo decisamente simpatico: ‘Il Coccodrillo Vegetariano’ …”.

R.“Sì, esatto. Recentemente ne ho anche parlato con Gerry Scotti, che aveva presentato quella manifestazione …”.

D.“Che consiglio daresti ad un artista che vuole ‘arrivare’ con la sua musica?”

R. “Per fare una battuta, direi che il mio consiglio è quello di non ascoltare i miei consigli: non so che consiglio dare … Quello che io ho fatto negli ultimi anni, è stato prendere atto che la musica è cambiata, non è più ‘centrale’ come prima, è molto meno importante di quanto lo fosse ‘per noi’. Però, nonostante ciò, nelle canzoni che scrivo, cerco di metterci la mia ‘verità’, la mia spontaneità, la mia sincerità; cerco di scrivere canzoni che mi rappresentino … Questo è quello che mi ha aiutato negli ultimi anni ad andare avanti, scrivendo e dicendo: ‘Io scrivo per il piacere di farlo, il resto si vedrà …’ . Poi, guardando la realtà fuori (parafrasando il titolo del nuovo album di Federico Stragà, ndr), mi sembra che sia ben diversa; che sia obbligatorio andare in una direzione più lontana dalla musica veramente sentita, preferendo quella della leggerezza, delle canzoni fatte perché si ascoltino il più possibile indipendentemente dall’argomento, e possano piacere alla gioventù di oggi che vive di social …”.

D. “Tu ti senti un po’ una via di mezzo tra le canzoni impegnate come ‘Siamo noi’ e meno impegnate come ‘L’astronauta’?”

R. “Sì, io sicuramente non sono né questo né quello. All’epoca di ‘Siamo noi’ avevo 25 – 26 anni e quella era una canzone che mi rappresentava soltanto da un certo punto di vista: rispecchiava i pezzi che ascoltavo con amore in quel periodo, per esempio quelli di Ivano Fossati, che a me piaceva anche cantare. Però, se mi mettessi con carta e penna, di sicuro non scriverei mai una canzone del genere, perché ‘non sarei io’: in quel caso ero proprio un puro interprete della canzone d’autore. Del resto anche ‘L’astronauta’ non mi rappresentava del tutto, perché era una canzone ‘leggera’, della cui ‘potenza’ ero sicuramente meno consapevole di quanto fosse il mio produttore … Ascoltando questo ultimo disco, probabilmente, si può capire che io sto nel mezzo tra una canzone ‘impegnata’ e una ‘leggera’ ”.