DIFFERENZA FRA TRASCRIZIONE MUSICALE, ADATTAMENTO E ARRANGIAMENTO
Si parla spesso di trascrizioni e arrangiamenti musicali, ma nell’utilizzo di questi termini spesso si fa confusione. Vediamo di capire bene dove “inizia” l’una e dove “finisce” l’altra, soprattutto tenendo presente anche delle varie “sottocategorie”, spesso altrettanto confuse.
Differenza fra trascrittore e copista
Partiamo dall’articolato mondo delle trascrizioni: ve ne sono davvero di diverso genere e bisogna capire bene di volta in volta di cosa si sta parlando.
Innanzitutto “trascrivere musica”, non vuol dire copiare uno spartito cartaceo al computer, utilizzando uno dei numerosi software dedicati, quali fra i più conosciuti Finale e Sibelius. In questo caso non si tratta assolutamente di trascrivere musica, bensì di copiarla al computer, per ottenerne spartiti di tipo professionale. Infatti guarda caso il professionista che si occupa di questa attività, si chiama “copista musicale”, appunto perché “copia”. Tradotto: legge e scrive, il concetto è molto semplice! Saperlo fare a livello professionale, decisamente meno!
Trascrivere la musica
Trascrivere musica è ben altra cosa! Il concetto – base è questo: partendo dall’ascolto di un brano musicale, si può avere la necessità di trascrivere lo spartito della linea melodica principale o necessitare addirittura della trascrizione integrale della partitura. Infatti si può parlare di trascrizione della linea melodica, che consiste appunto nella trascrizione della sola melodia portante di una composizione (certamente la trascrizione più semplice ed elementare), fino ad arrivare alle trascrizioni integrali di una intera composizione (trascrizione di tutti gli strumenti, cioè della partitura) oppure di una o più intere sezioni strumentali (trascrizione degli archi, dei fiati, ecc.).
Va da sé che si tratta di un tipo di trascrizione di elevatissima complessità e difficoltà, che richiede totale padronanza dell’armonia e dell’orchestrazione, perché mai si potrebbe riuscire a trascrivere integralmente una composizione orchestrale, affidandosi unicamente ad un seppur indispensabile “orecchio musicale” molto “fine”.
Alcuni diranno che occorre l’ “orecchio assoluto”… Ebbene, occupandomi in prima persona di questo tipo di trascrizioni, posso garantire che non è l’ “orecchio assoluto”, che occorre! Anzi, non serve pressoché a nulla, nel contesto di cui si sta parlando! Serve invece un ottimo “orecchio relativo”: sono due cose ben diverse! Anche su questo si fa moltissima confusione e se ne parla a sproposito, ma è un altro discorso!
Adattare la musica
Un’altra cosa ancora, è dover appunto adattare una composizione realizzata originariamente per un determinato organico strumentale, perché possa essere eseguita da una diversa formazione strumentale: in tal caso si parla di “adattamento”, infatti non occorre trascrivere assolutamente nulla!
L’adattatore “si limita” (questo termine non vuol dire che sia una cosa semplice) a rendere eseguibile una determinata composizione da organici strumentali di volta in volta sempre diversi, con lo scopo di “consegnare” all’ascoltatore (nel limite del possibile) un “risultato finale” che sia quanto più simile a quello originale.