LE CORDE E I PEDALI DELL’ARPA: CARATTERISTICHE E TECNICHE ESECUTIVE

di Luca Valsecchi


Tutti sono incantati dal suono celestiale e senza tempo dell’arpa, uno degli strumenti musicali più dolci e romantici.


Non a caso – nell’iconografia e nell’immaginario – è posizionata tra le braccia degli Angeli o accarezzata da delicate mani femminili che ne pizzicano le corde.

Sono il M° Luca Valsecchi, benvenuto/a!!! Per trascrizioni e arrangiamenti, o per imparare Tu a farli (scrivendo con Finale) rivolgiti a chi, come me, lavora ad alti livelli, giovandotene (non poco)… pensaci!

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Le corde dell’arpa

L’arpa moderna è dotata di 47 corde, realizzate in nylon, budello o metallo e sono generalmente colorate per facilitare l’individuazione delle note: quelle in rosso indicano i DO, quelle nere o blu indicano i FA.

E’ intonata in DOb maggiore ed è quindi uno strumento traspositore.

Le corde sono fissate da un lato alla cassa armonica, dall’altro alla cosiddetta mensola e coprono una estensione sonora di sei ottave e mezzo.

Le corde più corte, quelle più prossime alla cassa di risonanza, emettono i suoni acuti; quelle più lunghe i suoni gravi.

Facendo un rapido conto, si intuisce che questo strumento possiede sette corde per ciascuna ottava, le quali riproducono, nelle diverse estensioni, la scala di DO (bemolle) maggiore.

La domanda  sorge spontanea: come si suona una scala cromatica? Qui entrano in gioco i pedali.

I pedali dell’arpa

Nell’arpa classica, quella da concerto più comunemente utilizzata, alla base dello strumento si trovano 7 pedali (uno per ogni nota musicale) che controllano in tutte le ottave l’altezza della nota selezionata.

I tre pedali a sinistra (azionati dal piede sinistro) corrispondono alle note RE – DO – SI, mentre i quattro pedali a destra (ovviamente azionati dal piede destro) corrispondono alle note MI – FA – SOL – LA.

In sostanza ci sono tutte le note della scala di DO Maggiore, ma partendo a sinistra con il SI ed arrivando a destra con il LA.

Tutti i pedali sono a doppio movimento, agendo sui quali viene modificata l’altezza del suono di una determinata nota, su tutte le ottave dell’arpa.

Ogni pedale ha tre posizioni: il bemolle (posizione di partenza, infatti come già detto l’intonazione naturale dell’arpa è in DO bemolle maggiore); agendo sul pedale una prima volta si raggiunge la posizione intermedia, facendo salire la nota di un semitono e raggiungendo quindi le note appartenenti alla scala di DO maggiore; agendo una seconda volta si salirà di un ulteriore semitono, raggiungendo le note della scala di DO# maggiore.

Come si suona l’Arpa?

L’arpa si appoggia sulla spalla destra del musicista e si utilizzano entrambe le mani per pizzicare le corde.

Normalmente, come nel pianoforte, la sinistra si utilizza per l’accompagnamento e la destra per il tema melodico, anche se nelle composizioni più complesse i due elementi si possono “incrociare” e le due mani possono “dialogare” contrappuntisticamente fra loro.

Per suonare l’arpa, si utilizzano solo otto dita, in quanto il mignolo, oltre a essere troppo corto, non è abbastanza forte per pizzicare e quindi far suonare una corda.

L’arpa prende il suo nome dalla sua tecnica fondamentale e cioè l’arpeggio: essendo i suoni dell’arpa di brevissima durata, si rende indispensabile riempire il “perimetro musicale” di molte note ravvicinate e ribattute.

Un effetto caratteristico è senza dubbio il glissato, il quale è talmente conosciuto, da non richiedere inutili descrizioni.

Estremamente complesso in questa sede sarebbe trattare il discorso “cromatico” sopra accennato: l’arpa, in questo senso, è uno strumento con dei limiti importanti, proprio in virtù del fatto che le note alterate sono eseguibili, ma come già scritto, agendo ogni volta sui sette pedali, tenendo presente che i piedi per altro sono solo due…  e senza contare che si tratta di movimenti “invasivi”, non certo immediati e men che meno “automatici”.

Ne consegue che lo strumento può essere intonato, all’inizio di ogni singola esecuzione, in qualsiasi tonalità, ma non può certamente eseguire brani cromaticamente complessi come può fare un pianoforte: questo fattore, in ambito compositivo, va tenuto in consapevole considerazione.