Molti strumenti musicali non producono le note effettive che definiscono il suono eseguito.
Prendiamo come esempio un sax contralto: sappiamo “tutti” che è uno strumento in MI bemolle, ciò vuol dire che quando suoniamo un DO, la nota “effettiva” o “reale” che produrremo, non sarà un DO ma appunto un MI bemolle. Per poter quindi suonare nella tonalità di DO maggiore, lo spartito dovrà essere scritto nella tonalità di LA maggiore.
Per essere più precisi, il MI bemolle risulterà una sesta maggiore inferiore, cioè più grave del DO che “pensiamo” di suonare.
La stessa nota musicale eseguita con un sax baritono, anche lui notoriamente in MI bemolle, produrrà un suono che non sarà certo quello del sax contralto; rispetto a quello, infatti, risulterà essere un’ulteriore ottava inferiore!
Esempi di questo tipo se ne potrebbero fare diversi e a grandi linee è una caratteristica che riguarda gli strumenti a fiato, quali il clarinetto, i sax, la tromba, il corno, ma anche la chitarra (la quale suona un’ottava inferiore rispetto alle note scritte nella “normale” chiave di violino, a meno che non si aggiunga il numero otto al di sotto della chiave stessa) e altri strumenti ancora, ognuno con caratteristiche e situazioni differenti.
Questa non – corrispondenza fra le note suonate e i suoni effettivamente prodotti, è originata da due diverse situazioni:
1) il taglio dello strumento: prendendo come riferimento gli armonici fondamentali, uno strumento tagliato (cioè costruito) in una tonalità che non sia DO maggiore, non esegue le note reali, con le dovute “eccezioni di impostazione nella lettura delle note” come puntualizzato nel seguente punto 2);
2) il nome che si “usa” dare alle note: a prescindere dal taglio dello strumento musicale specifico in uso, per ragioni che non è possibile trattare in questa sede, la nota, e quindi il suono che viene “chiamato in un determinato modo”*, non necessariamente coincide con il suono effettivamente prodotto, e per questa ragione le note si possono “riallineare” anche nel caso trattato nel precedente punto 1.
* Un esempio su tutti, ricavato direttamente da diverse pratiche di lettura dei trombettisti: con la stessa medesima tromba in SIb, c’è chi uno stesso suono lo chiama “DO” (leggendo “normalmente” in chiave di SOL, e quindi producendo un SIb) e c’è chi lo stesso identico suono e la stessa identica nota scritta sullo stesso identico spartito… lo chiama “SIb”, ma leggendo in chiave di tenore, con tutto ciò che ne consegue…