I PEDALI DEL PIANOFORTE, ORGANO E ARPA: DIFFERENZE E CARATTERISTICHE
Tutti i musicisti sono esperti conoscitori del proprio strumento ma, a volte, anche i più preparati ignorano alcuni particolari relativi a strumenti differenti da quello abitualmente utilizzato.
La questione può apparire ancora più complessa per un neofita o un allievo non ancora in fase avanzata di studio.
Procediamo quindi ad elencare quali sono le caratteristiche e le differenze fra i pedali del pianoforte, dell’organo e dell’arpa, analizzando singolarmente ciascuno dei tre strumenti musicali.
I pedali del Pianoforte
Tutti i pianoforti, sia verticali che a coda, sono normalmente dotati di tre pedali.
Partendo da sinistra, il primo che si incontra è il pedale del piano, detto anche “pedale una corda“.
Agendo su questo pedale in un pianoforte verticale, avviene che la martelliera (l’importante parte meccanica comprendente tutti i martelletti che percuotono le corde) si avvicina alle corde; in questo modo, la corsa dei martelletti risulta più breve e il suono – pur restando inalterato a livello di timbrica e pulizia – risulta meno intenso.
Nei pianoforti a coda, agendo sullo stesso pedale, la martelliera, invece di avvicinarsi alle corde, si sposta lateralmente mettendo in condizione i martelletti di percuotere una corda in meno di quanto non avvenga normalmente. Quindi sulle note acute vengono toccate due corde su tre, nelle centrali una invece di due; sulle gravi, viene percossa solo una parte dell’unica corda.
Il pedale centrale ha funzioni differenti, a seconda che si tratti di un pianoforte verticale o a coda:
nel primo caso svolge la funzione di sordina: agendo sul pedale, un feltro si interpone tra martelletti e corde, smorzando notevolmente l’intensità del suono, che risulta anche molto più opaco.
Nei pianoforti a coda, il pedale centrale viene definito tonale ed ha la funzione di prolungare solamente il suono dell’ultimo o degli ultimi tasti premuti prima dell’utilizzo del pedale stesso; gli altri suoni eseguiti non subiranno modifiche.
Il pedale centrale viene utilizzato raramente, solo per permettere passaggi particolarmente ostici e veloci.
In tempi molto recenti, alcuni costruttori hanno realizzato pianoforti verticali e digitali con questa stessa funzione.
Il pedale di destra, di gran lunga il più utilizzato, viene definito pedale di risonanza: ha il compito fondamentale di prolungare il suono dei tasti premuti; contrariamente al pedale tonale che prolunga solo i suoni dei tasti premuti prima dell’azionamento, il pedale di risonanza non è selettivo e prolunga il suono di tutte le note suonate quando è azionato.
Sugli spartiti vengono usati dei segni specifici relativamente all’utilizzo di quest’ultimo pedale, e stanno ad indicare rispettivamente il momento nel quale va azionato e successivamente rilasciato.
I pedali dell’Organo
Negli organi, la pedaliera è una tastiera supplementare composta dai dodici suoni della scala cromatica, la quale viene azionata con i piedi e serve prevalentemente a suonare i “bassi”, cioè le note più gravi.
Nella maggior parte degli organi moderni sono presenti 30 o 32 pedali, disposti – per motivi ergonomici – a ventaglio.
Nei celebri organi Hammond, la pedaliera è composta da 25 suoni, come anche negli organi più antichi.
Nei grandi organi liturgici a canne è frequente trovare dei pedali supplementari, al di sopra della normale pedaliera, e servono ad inserire e “miscelare” suoni e registri differenti.
La pedaliera non va confusa con i pedali o staffe, che sono utilizzati per regolare il crescendo e l’espressione.
Il primo serve a sovrapporre gradualmente più registri con un effetto potente che richiama il crescendo rossiniano; la staffa o staffe di espressione (perché possono essere più di una), agendo su apertura e chiusura delle casse armoniche che diffondono il suono delle canne, possono variare notevolmente dinamica e volume dell’emissione sonora.