DIFFERENZA TRA SCALA E TONALITA’

di Luca Valsecchi

Lo scopo del presente articolo non è quello di spiegare come “calcolare” le alterazioni di ogni scala o tonalità, (per questo rimando al circolo delle quinte) bensì capire esattamente la differenza fra queste due “entità musicali”, non sempre così chiara e, partendo da tale consapevolezza, sorprendentemente se ne “guadagneranno” altre all’istante.

Se la lettura (e speriamo comprensione) del presente articolo ne stimolerà l’approfondimento e quindi lo studio della musica, avrà raggiunto lo scopo per il quale è stato scritto!



               VOGLIO SAPERNE DI PIU’                   

Scala e tonalità

Fra le varie tipologie di scale musicali, prendiamo in esame la scala di SI maggiore ed osserviamo innanzitutto di come i suoni siano “congiunti”, cioè consequenziali:

Nella seguente breve melodia osserviamo come in armatura di chiave ci siano le stesse alterazioni della scala di SI maggiore (FA# – DO# – SOL# – RE# – LA#) ed osserviamo anche che le note non sono più in ordine consequenziale come nella scala, anche se comunque brevi frammenti di scale qua e là le troviamo:

La differenza fra scala e tonalità è quindi evidente:

la tonalità utilizza gli stessi suoni della sua scala di riferimento e questi suoni possono essere utilizzati sia in ordine consecutivo che “sparso”, il che non significa certo in ordine casuale: la Composizione non avrebbe alcun senso di esistere!

Analizziamo ora quest’altra semplice melodia, sempre in SI maggiore:

Notiamo immediatamente delle alterazioni momentanee, le quali si configurano come “note estranee all’armonia“, cioè note estranee alla “tonalità d’impianto” o “tonalità in uso“, in questo caso appunto SI maggiore:

il DO doppio diesis (e non RE, come ho spiegato nell’articolo dei suoni omologhi, che è possibile leggere cliccando qua) si configura come “nota di passaggio”, mentre il MI# si configura chiaramente come sensibile di FA#, la quale sottintende un’armonizzazione  di dominante secondaria (V/V).


Naturalmente per capire questi aspetti musicali, occorre lo studio dell’armonia, la quale permette di capire veramente cosa siano le scale e le tonalità, con tutte le possibilità realmente infinite che possono scaturire dalla conoscenza della musica; non limitandosi ad un’esecuzione superficiale o peggio ancora alla composizione della musica sempre uguale a se stessa, riproponendo all’infinito le stesse “soluzioni armoniche”, guarda caso le uniche alla “portata” di chi ha un minimo di predisposizione musicale, ma senza alcuna Conoscenza.