DIFFERENZA TRA OPERA SERIA E OPERA BUFFA

di  Virginia Guidi

Nel corso della storia del teatro musicale possiamo riscontrare argomenti notevolmente diversificati che rendono questo genere estremamente versatile e godibile in base ai gusti del pubblico e alle nostre inclinazioni, sia oggettive che momentanee.

Due importanti categorie dell’opera sono sicuramente l’opera seria e l’opera buffa.

Il nome può già aiutare ad orientarci… ma è molto utile andarle a scoprire più nel dettaglio!

Condividi gli “Articoli Formativi Musicali” del M° Luca Valsecchi, noto Perito plagi consultato dal Corriere della Sera.

           RICHIEDI UNA CONSULENZA

                   al M° Luca Valsecchi

              TI SI APRIRA’ UN MONDO!

                Click per saperne di più!

L’opera seria

Centrali nell’opera seria sono le passioni umane.

I temi trattati vengono ispirati dalla mitologia, dall’epica cavalleresca e da avvenimenti storici (tanto a volte da subire censure).

Il suo apice viene collocato nel Settecento e i librettisti più famosi furono Zeno e Metastasio, i quali stabiliscono anche alcuni canoni che l’opera seria avrebbe dovuto rispettare tra cui le unità aristoteliche (cioè di tempo, luogo e azione).

Sicuramente di matrice italiana, era diffusa anche nel resto d’Europa.

Händel, ad esempio, compositore tedesco naturalizzato inglese, fu davvero un grandissimo esponente di questo genere ed ebbe il merito di esportarlo nei paesi anglosassoni.

Formalmente l’opera seria era strutturata in arie e recitativi, solamente nella seconda parte del secolo accolse anche un numero maggiore di scene di insieme come nell’opera buffa.

L’opera buffa

Nel Settecento era divenuta prassi inserire tra un atto e un altro delle opere serie degli intermezzi buffi per divertire il pubblico.

Dobbiamo immaginare i teatri in modo molto differente da come li vediamo ora: le luci in sala erano accese, nella platea (che oggi è il posto più costoso) c’erano le persone meno abbienti mentre nei palchi quelle più facoltose, ed era prassi chiacchierare e mangiare.

L’attenzione maggiore del pubblico era di solito durante le arie più virtuosistiche o comunque di fronte a scenografie e momenti molto sorprendenti.

Questi Intermezzi ottennero talmente tanto successo che divennero poi un genere a parte: l’opera buffa appunto.

La serva padrona

L’intermezzo a cui dobbiamo questa trasformazione è sicuramente La serva padrona di Pergolesi.

Narra la storia di una giovane servetta, dal carattere tutt’altro che semplice, che rende la vita del padrone un inferno.

Questi, disperato, decide di prender moglie per porre fine alle angherie della sua serva… ma ella decide allora che egli sposerà lei per diventare “al fin padrona“, un proponimento che, tra lazzi, inganni ed intrighi, viene portato a termine.

Questa, oltre ad essere la trama de La serva padrona è, in vero, la struttura di moltissime opere buffe: segreti svelati con colpi di scena, intrighi, mascheramenti, lazzi, personaggi buffi e parodistici che spesso furono molto influenzati dalla Commedia dell’Arte e che tendevano a mostrare i vizi e i difetti della società.

La struttura musicale è immutata rispetto a quella dell’opera seria: ouverture, arie, recitativi e scene di insieme che spesso però sono in numero superiore rispetto a quelle dell’opera seria.