DIFFERENZA TRA RECITATIVO SECCO E ACCOMPAGNATO
Il recitativo è una forma vocale che ha il legame più forte con la lingua parlata ed è utilizzato prevalentemente nell’opera lirica ma è presente anche nella cantata, nell’oratorio e qualche volta persino nella musica da camera.
Esso, infatti, ha il compito di portare avanti la narrazione scenica e quindi deve essere più comprensibile.
La nascita dell’opera
Già prima della nascita dell’opera lirica nel 1600, troviamo alcune forme di canto declamatorio estremamente legato al testo.
Nel primo Seicento l’uso del “recitar cantando” come stile di composizione ed esecuzione ha stretti legami di affinità al testo poetico e all’azione drammatica per un’estetica di vicinanza al teatro di parola.
Spesso nelle parti solistiche infatti, veri e propri monologhi di riflessione introspettiva, prendono la forma di un recitativo libero con momenti di parti più melodiche.
La nascita del recitativo
Alla fine del Seicento si struttura invece la divisione tra aria e recitativo, dove quest’ultimo ha definitivamente il ruolo di connettere le varie arie tra loro e l’importante compito di portare avanti l’azione drammatica.
Questa evoluzione rispetto al primo Seicento è dovuta anche a dibattiti e critiche che descrivevano le parti recitate come più tediose rispetto a quelle più cantate.
Il recitativo secco e il recitativo accompagnato
Per recitativo secco (detto anche semplice) si intende il recitativo accompagnato esclusivamente dal continuo, spesso affidato al clavicembalo, in forte contrapposizione con le arie che invece sono accompagnate da tutta l’orchestra.
La maggior “flessibilità” dell’accompagnamento del continuo lascia maggior libertà espressiva al cantante che così è meno vincolato dalle regole musicali e può concentrarsi di più sulla recitazione.
Con gli inizi del XVIII secolo viene sempre più utilizzato invece il recitativo accompagnato per mettere in risalto situazioni particolarmente importanti.
Si differenzia dal recitativo secco perché è affidato a tutta l’orchestra.