PIANOFORTE A QUATTRO MANI: DIDATTICA E REPERTORIO
La musica per pianoforte a quattro mani costituisce una parte del repertorio pianistico estremamente versatile, che si trova sul cammino tanto dei professionisti quanto dei pianisti inesperti.
Apprezzata da molti, se ne possono certamente lodare le potenzialità sonore e l’applicazione sia nell’ambito concertistico che in quello didattico.
Cosa significa suonare il pianoforte a quattro mani
Sebbene il pianoforte utilizzato sia uno solo, questo tipo di musica rientra nel repertorio da camera o d’insieme, poiché è di fatto il frutto dell’esecuzione di due pianisti differenti.
Solitamente negli spartiti si effettua una distinzione tra pianoforte primo e pianoforte secondo, dove al primo è affidato il registro medio-acuto a destra della tastiera ed al secondo il registro medio – grave a sinistra. Quest’ultimo ha il compito di utilizzare i pedali, qualora ve ne fosse la necessità.
Il ruolo dei due pianisti
I compositori che scrivono per pianoforte a quattro mani tendenzialmente operano una scelta fra due possibilità: la prima, affidare al pianoforte secondo il ruolo di riempitivo armonico, ovvero un accompagnamento alla melodia, che in tal caso viene affidata al pianoforte primo.
La seconda è articolare il discorso musicale in una sorta di “botta e risposta” tra pianoforte primo e secondo: ciò significa che in alternanza la linea tematica passa da un pianista all’altro, così come anche la parte dell’accompagnamento.
Quattro mani nella didattica
La didattica pianistica vanta un vastissimo repertorio a quattro mani, in cui spesso la distinzione tra pianoforte primo e secondo viene abbandonata in favore di un più esplicito “Maestro” ed “Allievo”.
Nella quasi totalità dei casi, al maestro viene affidata la parte del basso, dandogli modo di guidare ritmicamente lo studente, che d’altra parte trova maggiore stimolo nello studiare una sezione melodica piuttosto che una di accompagnamento.
Suonare a quattro mani incentiva inoltre le capacità di ascolto degli studenti e ne mette alla prova la reale conoscenza dei brani affrontati: suonando da soli, gli allievi tendono a cadere inconsapevolmente in errori ritmici dettati dall’inesperienza, e riescono a raggiungere risultati accettabili anche quando colti da una leggera distrazione al momento dell’esecuzione del brano.
Al contrario, quando si suona a quattro mani si mette alla prova la concentrazione dello studente sulla propria parte e lo si costringe a seguire un tempo coerente.
Non da ultimo, si rendono meno “noiose” le melodie che si suonano agli esordi, tendenzialmente semplici per ovvie necessità di apprendimento.
Repertorio del pianoforte a quattro mani
Per le possibilità sinfoniche insite nel pianoforte stesso, non è raro che le composizioni a quattro mani siano frutto di trasposizioni di partiture orchestrali. È il caso delle Danze slave di Antonín Leopold Dvořák, o delle Danze Ungheresi di Johannes Brahms.
Talvolta accade anche il contrario, ossia che brani per pianoforte a quattro mani vengano poi trasposti per organico orchestrale, come in Ma mère l’Oye di Maurice Ravel.
Nei 16 Valzer op. 39 per pianoforte a quattro mani di Brahms, l’autore ne ha trascritto una versione per pianoforte solo.
Viceversa, Edward Elgar ha composto il suo Salut d’amour per pianoforte solo ma, tra le tante trascrizioni per vari ensemble da camera, ne ha lasciata anche una per pianoforte a quattro mani.
Vi è poi certamente chi ha concepito brani a quattro mani lasciandoli tali: è questo il caso di Franz Schubert. Tra Marce, Sonate, Variazioni, Rondò e Fantasie, il compositore fu estremamente generoso con questo organico, divenendo un punto di riferimento per qualsiasi duo di pianisti. Tra i brani più celebri segnaliamo la Marcia D. 733 n. 1 in Re maggiore e la Fantasia D. 940 in Fa minore.