CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVALLI MUSICALI

di Daniele Moneta


Con il termine intervallo, si intende la classificazione della distanza che intercorre tra due note musicali.

Ve ne sono di diverse tipologie: intervalli maggiori, minori, giusti, eccedenti, diminuiti, più che eccedenti e più che diminuiti. Possono essere inoltre consonanti o dissonanti.

Impariamo a muoverci con disinvoltura nella “scala intervallare”!

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Parametri di classificazione degli intervalli

Un intervallo è la distanza tra due note: esso avrà una numerazione e una qualità e potrà essere melodico, se si tratta di due suoni suonati consecutivamente, o armonico nel caso i suoni siano emessi contemporaneamente.

La teoria musicale occidentale classifica inoltre gli intervalli come consonanti e dissonanti e la loro tipologia negli aggregati armonici contribuisce a rendere questi ultimi accordi di riposo o di moto (cioè tendenti a risolvere su un’altra armonia).

Classificazione degli intervalli musicali

Per classificare la distanza tra due note, basterà considerare la nota grave come tonica di una tonalità, a prescindere totalmente dal contesto tonale in cui ci si trova, e valutare il suo rapporto intervallare con l’altra nota con cui si vuole eseguire il calcolo.

Vediamo il concetto applicato alla scala di DO maggiore.

Come si evince dallo schema, avremo quattro intervalli maggiori e due giusti (poiché sono uguali nelle scale maggiori e nelle minori).

Applicando questo concetto non a partire da DO, ma da un’altra tonica, dovremo, come detto, considerare la nota grave tonica di una scala maggiore e avremo così questi esempi:

Ma cosa succede se la seconda nota dell’intervallo non rientra nella diatonicità della scala maggiore? Ciò significa che l’intervallo avrà un’altra qualità e nel processo di classificazione occorrerà applicare i seguenti procedimenti:

  • gli intervalli maggiori se ridotti di un semitono diventano minori, eccedenti nella situazione opposta;

  • gli intervalli giusti se ridotti di un semitono diventano diminuiti, eccedenti nella situazione opposta;

  • gli intervalli minori se ridotti di un semitono diventano diminuiti, maggiori nella situazione opposta;

  • gli intervalli eccedenti e diminuiti, aumentando o riducendo la distanza di un semitono, diventano “più che eccedenti” e “più che diminuiti”.

Altre casistiche

Se un intervallo è compreso nell’ottava, si dice semplice, in caso contrario si dice composto; una decima non sarà altro che una terza all’ottava successiva.

Una caratteristica da tenere in considerazione, è la consonanza o dissonanza. Le consonanze intervallari perfette sono la quarta, la quinta e l’ottava (intervalli giusti); imperfetti gli intervalli di terza e sesta (che possono essere maggiori o minori). Tutti gli altri intervalli sono da considerarsi dissonanti, cioè le settime, le seconde e tutti gli eccedenti e i diminuiti.

I suoni omofoni determineranno invece intervalli diversi. Un esempio su tutti: DO – RE# seconda eccedente/DO – MIb terza minore.

Questo argomento può essere approfondito in un apposito articolo, che è possibile leggere cliccando qua.