LA JAM SESSION: STORIA E DESCRIZIONE

di Daniele Moneta

Vi è mai capitato di leggere un cartello affisso all’esterno di un locale, con scritto ad esempio “Giovedì sera Jam session aperta a tutti”?

Di cosa si tratta? Evidentemente di un evento musicale…ma molto particolare!

Scopriamo tutti i dettagli!

Sono il M° Luca Valsecchi, benvenuto/a!!! Per trascrizioni e arrangiamenti, o per imparare Tu a farli (scrivendo con Finale) rivolgiti a chi, come me, lavora ad alti livelli, giovandotene (non poco)… pensaci!

Se, come me, desideri ESERCITARE la Tua Professione Musicale, chiamami 5 minuti:

il mercato musicale è in mano ai DILETTANTI che fanno la PROFESSIONE! 

                  FALLA TU!!! INFO

        

Cos’è la Jam session

Il termine indica una riunione informale di musicisti non facenti parte di band organizzate e senza un repertorio preordinato, i quali si ritrovano in maniera regolare o casuale in un locale, ma anche in uno studio o in un’abitazione privata, per improvvisare delle composizioni che di solito si svolgono su temi e brani noti, o per creare delle improvvisazioni utilizzando delle strutture base conosciute da tutti, come può essere ad esempio il famosissimo blues in 12 battute.

Mediamente questi ritrovi sono settorializzati su un determinato genere musicale, cioè avremo delle Jam session di jazz, di rock o blues e spesso sono aperte a tutti i livelli. La musica classica è generalmente esclusa come categoria, poiché per sua natura non si presta a queste situazioni, richiedendo una preparazione specifica su di un repertorio scritto.

L’aspetto che viene messo in luce, è soprattutto quello ludico, ma anche la possibilità di sperimentare nuove idee e nuove soluzioni.

Nascita e sviluppo della Jam session

Benché il concetto di Jam session come riunione estemporanea esista in nuce da sempre in varie situazioni musicali, la sua nascita si fa risalire agli Anni Venti negli ambienti del jazz americano, genere musicale che, avendo una forte componente improvvisativa e un certo grado di interpretazione soggettiva della pagina musicale, si presta particolarmente bene come veicolo ottimale del fenomeno.

Nella Jam i musicisti cambiano di brano in brano, cioè vi è un avvicendamento sul palco degli strumentisti, i quali possono liberare la loro creatività, mettersi alla prova, interagendo con tanti altri soggetti senza dimenticare l’aspetto ludico, come già si diceva. Esso pervade decisamente la performance, diventando spesso un momento di svago per il musicista, che si ritrova in una situazione disimpegnata e senza pressioni.

Dall’iniziale alveo del jazz, in cui divenne molto praticata in club notturni e non solo, la Jam session si diffuse in altri ambienti rock, blues e soul, all’incirca dagli Anni Sessanta, per poi approdare in circuiti dediti al rap, ove viene chiamata esibizione “freestyle”, in cui i performer improvvisano strofe su delle basi musicali spesso selezionate al momento, mettendo alla prova la loro abilità di creare testi ex novo e linee vocali adattate alla musica.

La Jam session come nascita di un nuovo stile

Le Jam più famose della storia si svolsero sicuramente all’interno del locale Minton’s Playhouse di New York durante gli Anni ’40. Questa location diede i natali al nuovo jazz detto be-bop: i musicisti impiegati nelle orchestre swing si ritrovavano nei momenti in cui erano liberi dalle loro occupazioni, per lanciarsi in sperimentazioni e improvvisazioni sulle basi dei brani orchestrali famosi.

Da questa esperienza nacque un nuovo filone importantissimo all’interno della musica jazz americana, che vide protagonisti nomi altisonanti come Charlie Parker, Dizzy Gillespie o Charlie Christian, i quali divennero alfieri di questo nuovo stile.