IL BLUES DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI

di Daniele Moneta

In questo articolo tratteremo il genere musicale chiamato blues, il quale si originò a fine ‘800 all’interno del contesto della cultura afroamericana.

E’ senza dubbio uno dei generi più importanti della storia della musica, un vero e proprio ambiente musicale che divenne un punto di partenza per tanti altri stili della musica moderna.

Vediamo dove nacque e il contesto in cui proliferò.

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Gli schiavi in America e le origini del blues

E’ certamente difficile trattare in maniera precisa le origini…L’unica cosa certa è che il genere ebbe i primordi all’interno dei campi di cotone in cui lavoravano gli schiavi neri importati dall’Africa, i quali si cimentavano nei canti delle loro terre di origine durante le dure ore lavorative.

Canti che furono in seguito chiamati work songs, forme musicali vocali arcaiche di tradizione orale, i quali scandivano le loro giornate.

L’archeologia musicale ha indagato il fenomeno e scoperto che queste persone portarono in America la tecnica detta Shout, in cui una persona eseguiva una breve parte solistica vocale a cui rispondeva un coro; è molto probabile che si utilizzassero melodie e motivi originari dell’Africa Occidentale, tra cui scale pentatoniche primordiali e la dissonante blue note (che avrà in seguito un ruolo decisivo).

Orbene, come detto in precedenza, mancano le fonti per essere più precisi…Di certo con l’abolizione della schiavitù, nella seconda metà dell’Ottocento, gli schiavi si inserirono nella vita sociale e alcuni di loro cominciarono a dedicarsi all’ esperienza musicale vocale e strumentale, sviluppando questi embrioni nati nei campi di lavoro.

Le origini del blues e le prime forme

Gli afroamericani si urbanizzarono e si inserirono nel tessuto sociale: da questa situazione svilupparono altre forme canore tra cui è d’uopo menzionare lo spiritual, canto di gruppo svolto all’interno di gruppi religiosi e non.

La prima forma musicale che presenta forti affinità col blues come lo conosciamo oggi, ebbe origine nella zona del delta del Mississippi, ove gli autori costruirono composizioni di struttura a 8-16-24 battute mediante l’utilizzo della scala pentatonica e blues, utilizzando gli accordi del primo, quarto e quinto grado.

I musicisti utilizzavano principalmente chitarre e una serie di strumenti auto costruita, tra cui la cigarbox (una sorta di chitarra a tre corde il cui corpo era una scatola di metallo di sigari) e la washboard (una tavola usata per lavare i panni, utilizzata come percussione).

Il genere proliferò e si arrivò a una forma standard di 12 battute, la quale fu presto utilizzata anche dalle orchestre bianche di New Orleans. In questo contesto si sviluppò lo stile che vide tra gli autori più importanti Son House, Charlie Patton, Robert Johnson, Muddy Waters, e altri.

Struttura del blues

Il genere proliferò e si diffuse in tutto il Nord America e da lì in tutto il mondo, registrando un’evoluzione repentina, fondendosi con altri generi nei modi più disparati. Il materiale melodico primario è estratto dalla scala blues e pentatonica minore, alternata alla pentatonica maggiore mediante l’uso della terza che “giocherà” con la terza minore, creando una certa ambiguità tonale tipica del contesto.

Probabilmente possiamo dire che il blues divenne uno dei generi più importanti del XIX secolo, il quale si sviluppò in parallelo al jazz dominando le scene mondiali e originando una costellazione di sottogeneri e fusioni ancora viva ai giorni nostri: dalla culla del Delta del Mississippi, il genere si urbanizzò originando il Chicago Style, il Texas Blues, il Boogie Woogie, arrivando al British Blues (Clapton, Mayall, Cream e altri) degli Anni Sessanta, e fondendosi col rock n’ roll.

Gli artisti che si cimentarono con questo genere furono e sono innumerevoli: da Robert Johnson a Howlin’ Wolf, John Lee Hooker e Sonny Boy Williamson, arrivando ai più moderni Stevie Ray Vaughan e, come si diceva in precedenza, Eric Clapton, alfiere del movimento britannico.

Blues moderno

Ai giorni nostri il genere prolifera ancora sia nella forma più classica che nella cosiddetta forma del modem Blues, in cui le suggestioni proprie del genere arcaico si fondono con linguaggi più moderni che prevedono elementi jazzistici e un utilizzo più complesso del materiale melodico, che attinge a scale modali e utilizzi dei cromatismo di scuola colta e jazzistica.

Questo aspetto moderno fu molto sviluppato a partire dalla seconda metà del XIX secolo, con autori come Robben Ford e Scott Henderson, arrivando a situazioni di successo di massa come John Mayer o Johnny Lang, i quali inseriscono il genere in un contesto pop e di facile fruizione, senza rinunciare all’elemento artistico che permea largamente le loro composizioni.