BE – BOP: IL NUOVO JAZZ

di Daniele Moneta

La prima vera novità durante l’epoca della musica afroamericana, fu di certo l’avvento del be-bop: quali sono le caratteristiche di questo genere?

Lo scopriamo in questo articolo!

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Origine del Be-bop

Col termine be-bop si intende una derivazione all’interno del jazz, che ebbe origine e si sviluppò all’incirca negli Anni Quaranta sul territorio nordamericano.

Tratteremo ora una panoramica generale degli autori e degli elementi di questo rivoluzionario sottogenere.

Il genere afroamericano jazzistico, come sappiamo, si originò nella prima decade del Novecento, per poi avere un velocissimo sviluppo che portò alla nascita del genere swing negli Anni Trenta; genere che fu consolidato ed ebbe grande successo a livello mondiale con le orchestre dei grandi Duke Ellington, Benny Goodman, Woody Hermann e altri.

Tale genere strizzava decisamente l’occhio all’aspetto commerciale, producendo spesso brani cantabili e ballabili e si diffuse rapidamente, divenendo fenomeno di massa.

Le composizioni erano fruibili per un’ampia platea di ascoltatori, decretando un successo anche a livello commerciale e di vendite di supporti fonografici. Ciò permise alla scena di proliferare in modo rapido e di riscuotere ampi consensi non solo sul territorio degli U.S.A.

Complice anche una dose di ridondanza all’interno delle orchestre swing, i musicisti inseriti nel contesto orchestrale iniziarono a staccarsi da situazioni da loro vissute come a volte limitanti, per cercare nuove soluzioni e nuove linfe, elaborando un nuovo linguaggio in opposizione alla ballabilità da loro ritenuta troppo espressivamente limitante.

Uno dei centri di nascita di questo genere fu sicuramente il locale Minton, sito a New York, in cui si radunavano questi orchestrali, imbastendo strepitose jam sessions da cui nacquero sonorità più ricercate rispetto allo swing, certamente più evolute a livello di materiale musicale.

I musicisti, raccolti in ensemble di pochi elementi rispetto alle formazioni Big Band, utilizzavano il materiale armonico e melodico di queste ultime, elaborando gli accordi con sostituzioni e nuove soluzioni, soprattutto eseguendo lunghi “soli” con l’utilizzo di nuovi espedienti melodici che mai avrebbero potuto utilizzare all’interno delle loro band di origine, ove si richiedevano soluzioni di impatto, orecchiabili e di facile ascolto.

Da tutto ciò si originò appunto questo nuovo genere, che portò spesso questi musicisti a lasciare i loro gruppi di origine per creare tali nuove formazioni. Esse cominciarono a incidere per etichette discografiche di rilievo, come ad esempio la Victor.

Il genere prese una certa risonanza ed ebbe ottimi riscontri di pubblico, tanto che arrivò a soppiantare lo swing a livello di successo mainstream, generando tour mondiali e una discografia veramente copiosa e varia.

Charlie Parker, il maestro del be-bop

L’alfiere indiscusso del be-bop è sicuramente Charlie Parker, sassofonista dalle notevolissime doti tecniche, che collaborò con tantissimi altri artisti tra cui Miles Davis, Max Roach, Bill Evans, portando il genere a un livello successivo per espressività e complessità tecnico – armonica.

Parker può essere scelto come l’esempio in cui sono presenti tutti gli aspetti rilevanti del be-bop. Le sue soluzioni rappresentano le tipicità che sedimentarono nel genere che si evolse nelle decadi successive, con esiti artistici di alta levatura tecnica.

Elementi base del be-bop

Vediamo brevemente gli elementi più importanti.

Come si diceva in precedenza, i boppers utilizzarono le basi armoniche mutuate dallo swing, infittendole con nuove soluzioni. Spesso gli autori scrivevano brani ex novo, utilizzando temi e armonie già note, come i primi polifonisti della Scuola di Notre Dame scrissero organum polifonici, utilizzando i cantus firmi del repertorio gregoriano romano antico.

Nei brani be-bop troviamo spesso accordi alterati, sostituzioni di tritono, arpeggi di quadriadi, accordi estesi, e un uso intensivo del cromatismo, mediante note di approccio all’arpeggio o mediante enclosure dei toni accordali; il tutto spesso suonato a velocità di metronomo elevate, in cui il virtuosismo diventa preminente.

Come già detto, tutto il repertorio di Charlie Parker è sicuramente una bibbia in cui troviamo le soluzioni che verranno codificate e inserite nei maggiori manuali utilizzati a livello accademico ancora oggi.

Altri autori

Altri autori assolutamente da ascoltare, per avere un’idea precisa del genere, sono il chitarrista Wes Montgomery, il sassofonista John Coltrane, il batterista Jimmy Cobb, i pianisti Bill Evans e Tom Flanagan. Anche il celebre Miles Davis si cimentò con grandi risultati in questo genere, dimostrando una maestria che lo portò a collaborare con tanti musicisti della scena di questo nuovo stile.