ALL BLUES (MILES DAVIS) – ANALISI ARMONICA

di Daniele Moneta


In questo articolo andremo ad analizzare il brano All Blues, scritto dal trombettista e band leader Miles Davis e contenuto nell’immortale Kind of Blue, disco edito nel 1959 e vero capolavoro della evoluzione musicale jazzistica.

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La formazione strumentale

Questo disco vede il leader Miles Davis alle prese con atmosfere modali, accompagnato dal suo sestetto: Bill Evans (piano), Paul Chambers (basso), John Coltrane (sax), Jimmy Cobb (batteria) e Cannonball Julian Adderley (sax). Appare anche Wynton Kelly nel brano “Freddie Freeloader”, in sostituzione di Evans.

Per inciso, questo disco sarà campione di vendite, risultando il disco jazz più venduto al mondo e fregiandosi di vari Grammy.

Struttura del brano

Il brano in questione è un blues nelle canoniche 12 misure, sviluppato su un tempo lento e ricco di atmosfere modali ed eteree.

Il tempo in sei ottavi propone un andamento terzinato, essendo notoriamente un tempo composto, con due movimenti per ogni misura.

La tonalità di impianto è di SOL, cosa inusuale all’epoca per una siffatta composizione blues, che spesso preferiva altri piani tonali; questo si nota esaminando il repertorio coevo.

Dopo quattro battute iniziali di SOL settima, si passa all’accordo di DO settima per due misure: in questo punto è d’uopo fare una considerazione, perché durante tale secondo accordo di DO settima, il basso insiste ancora sul giro armonico in SOL, generando così un accordo di SOL Minore sesta (che si può anche vedere come un DO nona con la quinta al basso).

Il brano ritorna in SOL settima per due misure e ivi compare l’inusuale chiusura: dopo una misura con RE settima con la nona eccedente (dominante alterata), l’accordo sale di un semitono a RE diesis settima e nona eccedente (accordo di volta superiore), per poi ridiscendere a RE settima, chiudendo così il giro armonico di 12 misure.

Tema e innovazione

Su questa struttura armonica in sei ottavi, Davis sovrappone un tema di grande liricità ricco di sfumature modali, utilizzando e sottolineando le note degli accordi e spesso le loro estensioni. Le melodie eseguite dal trombettista, sono composte da note lunghe e largamente cantabili, tanto che quest’ultimo dichiarò a più riprese che si rifece alla voce umana durante la creazione del brano, ascoltando e cercando di imitare alcuni grandi cantanti come il contemporaneo Frank Sinatra.

Nonostante il titolo e l’utilizzo delle dodici canoniche misure, il brano si discosta notevolmente dalle usuali atmosfere tipiche del blues, proponendo un ambiente sonoro sognante e lirico e utilizzando l’inusuale tempo del 6/8, con una deviazione armonica decisiva nella parte finale, che vede apparire un accordo cromatico di volta superiore.

Oltre le colorazioni modali (spesso misolidie) che impregnano il brano nelle melodie di Davis e dei solisti che improvvisano sulla struttura, troviamo anche l’utilizzo di frammenti della scala blues e l’utilizzo della blue note, e ciò permette di mantenere uno sguardo alla tradizione del blues.

Possiamo sostenere che questa composizione, sia un grande esempio di innovazione armonico – melodica e strutturale, mantenendo alcuni aspetti legati ai topoi della tradizione bluesistica afroamericana, mediante un utilizzo di accordi di settima sui gradi forti, l’uso della blue note e di una strutturazione a dodici misure.