A COSA SERVE IL METRONOMO?

di Luca Valsecchi

Quando si studia musica e si è alle prime armi si è spesso convinti che la musica sia da eseguirsi scrupolosamente “a tempo” (espressione già errata visto che il tempo è una cosa e la velocità, più o meno regolare, un’altra) e che andare “fuori metronomo”, sia un errore da evitare come la peste.

Convinzione che può portare a tutto tranne che a diventare Musicisti, esattamente come chi studia armonia è quasi sempre convinto/a di come le regole siano fatte per essere seguite e che il contrario porti a commettere “errori”: tutte assurdità indicibili di chi  non ha capito nulla della Musica ed ancora meno dello Studio della Musica.

Per quanto riguarda il senso delle regole dell’armonia, invito caldamente a leggere questo mio articolo cliccando qua

Ed ora occupiamoci del metronomo.

Sono il M° Luca Valsecchi, titolare del blog “Articoli Formativi Musicali” che stai consultando: centinaia di articoli scritti da Musicisti Professionisti. Condividili per promuovere la vera Cultura Musicale.

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Un Musicista è chiamato ad eseguire la Musica come un robot?

Imparare ad eseguire la musica ad una velocità costante, è ovviamente di fondamentale importanza, arrivando così, dopo anni di duro studio s’intende, ad acquisire questa capacità.

Guarda caso, una composizione musicale sarà da suonare in tutti i modi possibili e immaginabili, ma certamente NON come se fossimo dei robot.

Avrete sentito parlare dell’agogica musicale, delle varie indicazioni espressive e dell’interpretazione, cioè di tutti quegli “accorgimenti” che portano la Musica a “vivere di vita propria”, a “respirare”, e quindi a muoversi e ricrearsi ogni volta come nuova: tutto il contrario di un metronomo robotizzato!

Indicazione metronomica sullo spartito

L’indicazione della velocità metronomica è spesso riportata sulla partitura dallo stesso compositore in due modalità differenti:

nella musica classica – strumentale vengono indicati gli andamenti musicali (Adagio, Andante, Allegro, Allegretto ecc.), i quali sono delle categorie indicative all’interno di cui ci si può “muovere” più o meno liberamente (es. Moderato 80 / 100 BPM – Battiti Per Minuto), tenendo conto della propria interpretazione, ma anche nel rispetto dello stile compositivo del singolo Autore, oltre al fatto di come gli stessi andamenti siano suscettibili di significative variazioni a seconda della “fonte metronomica”. Non vi è quindi nulla di assoluto e il margine di tolleranza è significativo.

Per questi motivi, i Compositori che vogliono essere più precisi, indicano l’esatta velocità di esecuzione desiderata, assegnando all’inizio del brano e ogni qualvolta la velocità e il tempo lo richiedessero, un’indicazione costituita dalla velocità metronomica associata alla semiminima, alla croma, alla minima puntata, ecc.

Nella musica leggera è prassi consolidata la seconda opzione descritta.

Scelta del modello di metronomo

Il classico metronomo meccanico, facilmente impreciso e da anni in disuso, è costituito da un pendolo capovolto che oscilla ad una frequenza che va dai 40 ai 208 BPM. La sua velocità viene regolata attraverso un’asticella sulla quale è disposto un peso, che, facendolo scorrere sull’asticella, andrà a modificare la velocità delle pulsazioni. Funziona attraverso un meccanismo caricato a molla.

Da decenni è in uso il metronomo elettronico: a differenza di quello meccanico, facilmente deteriorabile e altamente instabile, è innanzitutto utilizzabile gratuitamente grazie alle  tante app installabili sullo smartphone o Pc; a differenza del metronomo meccanico, permette di scegliere qualsiasi valore di BPM, oltre all’intensità delle pulsazioni e a tutta una serie di funzioni aggiuntive, tanto accattivanti quanto inutili per chi si appresti ad uno studio musicale di livello professionale.