GIACINTO SCELSI

di  Virginia Guidi


Giacinto Scelsi è stata una delle figure più particolari della musica del Novecento, era un conte e viveva a Roma, dove ancora c’è la sua casa museo gestita, insieme ad un grandissimo archivio della sua musica e di altri protagonisti del Novecento, dalla Fondazione Isabella Scelsi, da lui stesso fondata ed intitolata alla sorella.

Condividi gli “Articoli Formativi Musicali” del M° Luca Valsecchi, noto Perito plagi consultato dal Corriere della Sera.

           RICHIEDI UNA CONSULENZA

                   al M° Luca Valsecchi

              TI SI APRIRA’ UN MONDO!

                Click per saperne di più!

Un diverso modo di comporre

Molto importante è la sua ricerca sul timbro, punto nodale di tutti i brani da lui scritti, e la ricerca, nello specifico, sulla voce.

Scelsi non scriveva a mano le partiture, la sua opera di composizione avveniva da solo, in uno speciale stato di trance, mentre suonava l’ondiola, uno strumento a tastiera con cui è possibile intonare anche i quarti di tono.

Dopo aver registrato queste improvvisazioni selezionava il materiale che veniva poi trascritto da un trascrittore (il più famoso è stato Tosatti) e poi veniva posto all’interprete con il quale si rifinivano gli ultimi dettagli.

Sono moltissimi i nastri con queste improvvisazioni e il lavoro con gli interpreti.

Polemiche

Questa modalità di scrittura ha alzato diverse polemiche perché qualcuno sosteneva che le composizioni non fossero di Scelsi ma dei suoi revisori.

Questo fu quello che sostenne anche Tosatti, dopo la morte di Scelsi e prima della propria, ma risulta evidente invece lo stile chiarissimo di Scelsi nelle sue opere anche se trascritte da mani diverse.

La sua metodologia di composizione era dunque semplicemente “diversa” da quella dell’accademismo colto, una composizione nata da improvvisazioni estemporanee ma che faceva emergere chiaramente l’estetica e la poetica di questo artista.

Il lavoro sulla voce

Molto importante fu il lavoro sulla voce e sulla vocalità.

I primi pezzi scritti da lui per voce e pianoforte mantengono forti i canoni estetici del primo Novecento.

Pian piano invece, la sua modalità di scrittura cambia.

Molto importante fu l’incontro con il soprano giapponese Michiko Hirayama che, abituata ai quarti di tono, divenne l’interprete perfetta anche perché portava con sé, oltre allo studio della musica occidentale, una vocalità più libera e viscerale fuori dai canoni accademici.

I brani per voce di Scelsi

Questo permise a Scelsi di poter comporre moltissimi brani estremamente virtuosistici per voce sola (come I Canti del Capricorno, Hô e Taiagaru), per più voci (Sauh I e II e Sauh III e IV) e voce e strumenti, spesso chiedendo anche al cantante di suonare (ad esempio CKCKC ma anche ne I Canti delCapricorno dove si alternano brani per voce sola, voce e strumenti e cantante/performer).

Questi brani non sono tutti per soprano o voce femminile, ma ne scrive anche per voce maschile come Maknongan.

Il timbro e il testo

Il timbro vocale è sempre molto vario, con l’utilizzo anche di suoni nasali e gutturali, ma la cosa estremamente innovativa è l’assenza di una lingua.

Infatti i fonemi non sono un linguaggio ma creano un’atmosfera misteriosa come se una lingua arcaica stesse prendendo nuovamente vita.

All’interno di questi fonemi spesso si trovano parole nascoste come Om, il monosilabo legato alla meditazione.

Infatti i brani di Scelsi spesso sono uno stato meditativo che cerca calma all’interno dell’inquietudine interiore.

Ovviamente non tutta la produzione di Scelsi indaga questo tipo di vocalità ma rimane sempre ancorata alla sfera del sacro.

Ad esempio i Three Latin prayers per voce sola o coro all’unisono sono su testo latino e prevedono una vocalità più pura.

Curiosità

Nei Quattro pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola) per orchestra di camera, Scelsi indaga le differenze timbriche dei vari strumenti componendo dei brani su una nota sola!

Ma la varietà e il discorso musicale sono tutto fuorché “mono-toni”… ascoltare per credere!