IL CAPOTASTO MOBILE E IL BARRE’

di Daniele Moneta

Chiunque suoni la chitarra anche a livello amatoriale, ha sentito certamente parlare della tecnica del barrè, ovvero premere più corde con un dito solo. Esiste un dispositivo per ottenere ciò, chiamato capotasto mobile, ma con possibilità più ampie.

Approfondiamo le due situazioni con le relative caratteristiche proprie e le differenze!

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Cosa sono il capotasto mobile e il barrè

Il capotasto mobile è un accessorio costituito da una barretta di metallo ricoperta di gomma o di plastica dura, che si fissa al collo del manico della chitarra, cosicché prema tutte le corde in modo omogeneo in un determinato tasto dello strumento. Ergo, questo dispositivo si potrà fissare al primo, al secondo, al terzo tasto e così via.

Il barrè è invece un termine che indica una tecnica chitarristica, in cui lo strumentista preme più corde utilizzando un solo dito. Tale tecnica permette di ottenere un barrè integrale, quando un dito preme tutte le sei corde in un certo tasto, o parziale se si andranno a tastare parte delle sei corde.

A cosa servono il barrè e il capotasto mobile: origini e differenze

Sebbene l’uso del capotasto mobile risalga al XVII secolo, periodo in cui abbiamo alcune notizie di esso, fu brevettato nel 1850 dall’americano James Ashborn.

Nonostante si utilizzi prevalentemente sulla chitarra, il dispositivo può essere adottato anche su altri cordofoni a manico come il mandolino o il liuto. Ma a cosa serve di preciso?

Nella situazione in cui il chitarrista esegue un brano utilizzando barrè integrali, per trasportare un brano sarà sufficiente spostare semplicemente il tutto su o giù per il manico a seconda della diversa tonalità che si vuole ottenere (tenendo presente che fra un tasto e l’altro, c’è una distanza di un semitono). Questa procedura è fattibile anche eseguendo parti a note singole o gruppi accordali parziali, che non coinvolgano corde a vuoto.

Per contro, si può avere una situazione in cui la parte preveda l’utilizzo di corde non tastate, come ad esempio la frequente situazione di accordi suonati a inizio manico in posizione aperta (“open chords”). In questa casistica si può utilizzare il capotasto mobile, se si ha la necessità di trasporre la parte senza cambiare la diteggiatura originaria, ma utilizzando questo accessorio fissato al manico dello strumento secondo certi criteri.

Ad esempio, suoniamo un giro di DO maggiore standard in posizione aperta nei primi tasti della chitarra, applichiamo il capotasto al primo tasto, suonando la parte tutta un tasto in avanti, e avremo ottenuto la tonalità di DO diesis maggiore. Applicando il capotasto al secondo tasto e suonando la parte un’ulteriore posizione in avanti, avremo ottenuto la tonalità di RE maggiore e così via.

In questo modo è possibile trasportare velocemente ogni brano in tutte le tonalità, senza cambiare la diteggiatura iniziale.

La differenza tra il capotasto mobile e il barrè risiede nel fatto che eseguire la trasposizione di una certa parte, mantenendo uguali i voicings (cioè la disposizione contrappuntistica delle voci), può portare a dover suonare posizioni molto scomode anche per lo strumentista più esperto.

Inoltre c’è una situazione specifica in cui ciò non si può fare e cioè quando vi è la presenza di uno o più aggregati che richiedono l’uso di tutte e quattro le dita della mano tastante per essere seguiti. Ovviamente trasponendo le siffatte forme, non rimarrà nessun dito disponibile per eseguire il barrè; si potrà dunque ovviare con l’utilizzo del capotasto.