LA POSTURA DEL PIANISTA: COME INFLUENZA L’ESECUZIONE

di  Maria Rosaria Rossi

La tecnica e l’esecuzione al pianoforte partono da elementi basilari come la postura, la posizione delle mani, il modo in cui si abbassano i pedali, arrivando perfino alle espressioni facciali!

Di seguito analizzeremo questi elementi, riportando le tendenze più comuni tra i pianisti.

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Sedersi al pianoforte

Quando si osserva qualcuno suonare il pianoforte, è possibile stabilirne la familiarità con lo strumento semplicemente osservando il modo in cui si siede.

Anche questo aspetto può rientrare nel settore della tecnica pianistica e, in quanto tale, esistono diverse scuole di pensiero.

Due sono gli elementi da osservare: l’altezza dello sgabello e la distanza di esso dalla tastiera.

Per quanto riguarda il primo aspetto, è pratica comune regolare lo sgabello in modo da tenere l’avambraccio alla stessa altezza della tastiera. In base al tipo di tecnica pianistica utilizzata, vi è un’oscillazione di 5-10 cm più in alto o più in basso.

Alicia De Larrocha ed Alfred Brendel siedono leggermente più in alto rispetto ai tasti, Martha Argerich e Svjatoslav Richter siedono in parallelo alla tastiera, Arturo Benedetti Michelangeli e Glenn Gould suonano con il gomito un po’ più in basso della tastiera.

Abbiamo riportato tanti esempi autorevoli a riprova del fatto che qualsiasi sia la preferenza, è in ogni caso corretta.

Venendo alla distanza dal pianoforte, va prima di tutto specificato che è indicato sedersi “in punta” di sgabello, ossia occupando circa la metà della sua profondità. Ciò facilità la posizione dritta della schiena, che in altro modo tenderebbe a curvarsi.

Lo sgabello va poi distanziato al punto da far creare con il braccio un angolo di novanta gradi circa, mettendo le mani sulla tastiera.

Non da ultimo i piedi devono raggiungere agevolmente la pedaliera.

Ad esempio, una persona alta orientativamente 1.65 cm potrebbe posizionale lo sgabello a circa 36 cm dalla tastiera.

Posizione delle dita sulla tastiera

Sedersi in modo corretto ha come scopo principale il giusto posizionamento delle braccia, dei polsi e delle dita.

Difficilmente si vede un pianista suonare tenendo i polsi bassi, con qualche rarissima eccezione in frammenti di brani molto lenti e nelle dinamiche che oscillano intorno al piano. Ciò accade perché i tasti del pianoforte hanno un peso tale da essere difficili da suonare tenendo i polsi bassi, in velocità ed ottenendo un suono forte. Tuttavia questo tipo di posizione probabilmente non è mai sparita del tutto perché utilizzata nella prassi esecutiva al clavicembalo.

Più comune è invece tenere i polsi verso l’alto: ciò ne favorisce il rilassamento e la maggiore tendenza verso una tecnica che faccia scaricare il peso delle braccia sulle dita, oltre a favorire l’articolazione.

Errori comuni

In generale sulla posizione della mano al pianoforte c’è tanta e varia letteratura; qui ci limiteremo a dire che i difetti di posizione più evidenti sono spesso attribuibili a quattro fattori.

Il primo, la posizione dei pollici, che andrebbero sempre tenuti sulla tastiera (è tendenza diffusa protenderli in direzione busto, portandoli fuori dalla tastiera).

Il secondo è la retroflessione delle falangette, che spesso sembrano essere utilizzate per bussare ad un citofono piuttosto che per abbassare un tasto. È utile immaginare di dover suonare con le unghie, almeno per eliminare in un primo momento questa tendenza.

Il terzo, i mignoli tesi verso l’alto: essi sono un palese segnale di tensione della mano, cosa da evitare al fine di scongiurare infortuni quali tendiniti, assai comuni tra i musicisti, ed in generale per acquisire un tocco più gradevole.

Infine va prestata un’attenzione particolare a spalle e braccia: le spalle sono spesso tese verso l’alto quando si è nervosi o concentrati ed è un errore comunissimo anche tra i pianisti esperti.

Rilassarle aiuta a scongiurare dolori alla cervicale ed a migliorare la potenza sonora grazie al maggiore scarico di peso corporeo su braccia e dita.

Le braccia vanno tenute anch’esse rilassate ed i gomiti non dovrebbero superare in altezza i polsi.

I pedali

È pratica comune insegnare ai pianisti a tenere entrambi i piedi sui pedali, rispettivamente il destro sul pedale di risonanza (o pedale del forte) ed il sinistro sul pedale una corda. Ciò significa tenere i talloni ben piantati a terra in prossimità dei rispettivi pedali, mettendo su di essi la parte interna dell’avampiede.

Anche quando non ne è previsto l’utilizzo, la posizione standard prevede che i piedi siano sempre sui pedali. Non è raro, però, che i pianisti tendano e muovere soprattutto il piede e la gamba sinistra piegandoli orientativamente al di sotto dello sgabello; questo non compromette l’esecuzione e anche in questo caso si favorisce lo scarico del peso del corpo.

Curiosità

Tra i pianisti c’è una diatriba su quanto sia appropriato costellare le performance di espressioni facciali e movimenti del corpo che non hanno niente a che fare con ragioni tecniche. Per alcuni esse aiutano l’esecutore a creare una maggiore connessione con il brano e con il pubblico, per altri sono semplice esibizionismo.

Da una parte abbiamo artisti come Vladimir Horowitz ed Anton Rubinstein, che pur mantenendo un’espressione per lo più neutra riuscivano ad essere estremamente comunicativi; dall’altra molti pianisti contemporanei quali Katia Buniatishvili e Lang Lang sono celebri per alcuni movimenti del corpo distintivi, come lanciare all’indietro la testa o assumere espressioni facciali evidenti quali sorrisi a denti scoperti.

Certo è che suonare comporta un coinvolgimento emotivo notevole che può manifestarsi sotto forma di piccoli moventi del corpo o accenni di espressioni facciali, che per moderazione si distinguono dagli ultimi esempi qui riportati e possono davvero migliorare la performance, senza risultare stucchevoli per una parte del pubblico in ascolto.