TECNICA PIANISTICA: SCALE E ARPEGGI A MOTO RETTO, CONTRARIO, PER TERZE E SESTE

di Luca Valsecchi

La tecnica fondamentale del pianoforte è basata sullo studio delle scale e degli arpeggi, da eseguirsi per moto retto, contrario, per terze e seste.

In questo articolo descrivo in cosa consista esattamente questo studio, il quale richiede anni di applicazione costante per essere pienamente maturato; risultato raggiunto solo nel momento in cui tutto il “corpus tecnico”, si riesca ad eseguire a velocità estremamente sostenute, con la totale padronanza e indispensabile “pulizia” esecutiva.

               VOGLIO SAPERNE DI PIU’                   

Nel processo di acquisizione di una buona tecnica pianistica, le scale e gli arpeggi rappresentano un passaggio assolutamente fondamentale. Si potrebbe addirittura affermare che la conoscenza di tutte le scale maggiori e minori e dei relativi arpeggi in tutte le loro declinazioni (moto retto, contrario, terze e seste), ci fornisca già di per sé un’ottima padronanza tecnica dello strumento.

Con ciò non intendo ovviamente dire che tutta la tecnica pianistica si esaurisca in un andare “su e giù” per la tastiera… Basti pensare alla mole di letteratura pianistica in buona parte costituita da successioni di scale ed arpeggi (o frammenti di essi), per comprendere l’importanza dello sviluppo di questa “tecnica fondamentale del pianoforte”.

Esecuzione delle scale maggiori e minori

Lo scopo è quello di maturare l’esecuzione di tutte le scale maggiori e minori (naturale, melodica e armonica).

La diteggiatura e la corretta postura delle mani/avambracci ed i movimenti delle dita stanno alla base di questo studio.

Portando ad esempio la scala di DO maggiore, la prima che si comincia a studiare, si inizierà con l’esecuzione con la sola mano destra della prima ottava ascendente, osservando la diteggiatura 1-2-3-1-2-3-4-5.

Dovremo prestare molta cura nel passaggio del pollice dopo il terzo dito, facendo sì che sia fluido e che non risulti un accento sulla nota FA.

Per fare ciò, occorre che il pollice scorra sotto il palmo e che il polso si innalzi leggermente, in modo da favorire il passaggio del pollice.

Una volta compreso tale meccanismo, si proverà ad eseguire la scala in senso discendente (5-4-3-2-1-3-2-1); in questo caso sarà il terzo dito (medio) a sovrapporsi al pollice con una leggera torsione del palmo, in modo da “planare” dolcemente sulla nota MI.

Soltanto prestando grande attenzione alla fluidità dei movimenti indicati, sarà possibile evitare bruschi accenti durante l’esecuzione della scala.

Lo stesso tipo di lavoro si ripeterà con la sola mano sinistra in modo speculare, ovvero in senso discendente-ascendente.

Sarà poi possibile eseguire la scala a mani unite dapprima a moto contrario, così da avere la stessa successione di diteggiature e successivamente a moto retto.

Partendo dall’esecuzione di una sola ottava, si arriverà gradualmente all’estensione di quattro ottave per il moto retto e due per il moto contrario (sostituendo il pollice al quinto dito sulla nota DO).

Solo dopo un paziente lavoro sul moto retto e contrario, ci si avvicinerà allo studio delle scale per terze (DO alla mano sinistra e MI alla mano destra) e per seste (MI alla mano sinistra e DO alla mano destra), avendo cura di utilizzare le corrette diteggiature.

Lo stesso studio, con tutte le differenze relative alle diverse e specifiche diteggiature, andrà realizzato per tutte le scale maggiori e minori (naturali, melodiche e armoniche).

Arpeggi

Lo studio degli arpeggi è normalmente legato alle rispettive scale di riferimento. Alla fine cioè di ogni scala, si esegue il relativo arpeggio.

E’ fondamentale maturare anche lo studio degli arpeggi in quanto tali, facendo “girare” tutte le diverse armonie: arpeggi di tutte le triadi maggiori e minori e di tutte le diverse specie di settime.

E’ chiaramente uno studio immane, ma come già detto fondamentale per poter diventare pianisti professionisti.

La scelta di diteggiature adeguate, a differenza delle scale è molto legata alla conformazione della mano ed alle conseguenti differenti esigenze dell’esecutore; ad ogni modo, anche in questo caso sarà opportuno lavorare in maniera paziente sulla fluidità dei gesti, particolarmente sullo scivolamento del pollice e sulla rotazione del polso e dell’avambraccio.