LIUTO E MANDOLINO: DIFFERENZE E CARATTERISTICHE PROPRIE
Liuto e mandolino sono due strumenti cordofoni di lunga tradizione, soprattutto nella musica popolare, ma ebbero anche un utilizzo nella musica colta, tanto che Vivaldi scrisse un concerto per mandolino e Beethoven delle sonatine, mentre il liuto ebbe largo utilizzo durante il periodo del Rinascimento e del Barocco.
Sebbene vi siano delle somiglianze strutturali, i due strumenti hanno delle differenze sostanziali, che ora andremo ad evidenziare.
Il liuto
Strumento che ebbe i natali in versioni primordiali addirittura nell’epoca egizia, fu introdotto in Europa dagli arabi durante l’era medievale, divenendo strumento principe soprattutto fra il 1500 e 1700, legato spesso all’ambiente di corte, fatto di danze e canti.
L’accordatura e il numero di corde possono essere variabili, ma nel Rinascimento si assestarono a sei ordini (coppie) di corde (tranne il cantino singolo). Vi erano anche versioni a otto: nel Barocco questi ordini diventarono dieci o più e si costruirono liuti di dimensioni più grandi con corde esterne al manico più gravi, detti liuti attiorbati o tiorbe.
Dotato di cassa armonica convessa, costruita con doghe di legno, essa viene chiusa da una tavola piatta con al centro l’apertura detta “rosa”; il manico è dotato di tasti e alla fine di esso si trova il cavigliere coi piroli per fissare le corde.
Il mandolino
Strumento associato nell’immaginario collettivo alla zona del napoletano, comparve durante il 1600 e conta innumerevoli varianti, anche se il modello campano è diventato quello classico e più diffuso: deriva dalla mandola, strumento simile, ma di dimensioni più importanti.
E’ dotato di una cassa “a lacrima”, costituita da doghe legnose, su cui si innesta un manico che termina con una paletta leggermente inclinata, alla quale sono fissate corde in acciaio. Queste ultime sono quattro coppie di corde (ma anche in tale caso vi sono varianti, ad esempio il mandolino milanese monta sei coppie).