TRISTAN UND ISOLDE

di  Maria Rosaria Rossi

Quando pensiamo alle storie d’amore senza tempo, Tristano e Isotta si aggiudicano di certo un posto di particolare importanza.

La loro vicenda è arrivata dal Medioevo a noi, passando nelle mani degli artisti più disparati.

Fra loro, Richard Wagner, che l’ha resa un dramma musicale: Tristan und Isolde.

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Tristano e Isotta: Opera o… dramma?

Il  Tristano viene definito dramma musicale o Musikdrama, e non opera, come faremmo ad esempio per Traviata.

Per Wagner questo termine meglio simboleggiava la sua idea di opera d’arte a tutto tondo, comprendente poesia, musica e recitazione, adoperate per mettere in scena episodi mitologici in cui il lato psicologico è fondamentale.

Il libretto veniva scritto da Wagner stesso.

Tristan und Isolde: Struttura e preludio dell’ Opera

Il dramma fu composto nel 1859 ma andò in scena per la prima volta solo nel 1865 a causa delle difficoltà nel metterlo in scena.

Si divide, infatti, in tre atti per una durata complessiva di circa quattro ore, senza intervalli!

Il Preludio dell’opera gode di una fama incredibile, in particolare grazie al celeberrimo accordo di Tristano: con la sua natura dissonante, stridente, esso va a creare una prima rottura con la tradizione consonante della tonalità.

Verrà addirittura riutilizzato da altri compositori, tra cui Brahms, Tchaikovsky e Bruckner.

La storia di un amore irrealizzabile

Il dramma si apre sull’afflitta principessa d’Irlanda, Isotta, che insieme all’ancella Brangania viene portata in Cornovaglia da Tristano come promessa sposa del Re Marke.

Ma non era il primo incontro fra Tristano e Isotta: tempo addietro Tristano aveva ucciso il promesso sposo di Isotta e, rimasto ferito nello scontro, aveva approfittato delle sue doti di guaritrice presentandosi a lei col falso nome di Tantris, per non farsi riconoscere e aver salva la vita.

Tra i due si crea un’intesa particolare, tanto che anche dopo aver scoperto l’inganno Isotta non riesce a vendicarsi.

Guarisce Tristano a patto che mai più lui incroci il suo cammino.

Consapevole di aver infranto il patto, Tristano accetta di bere una pozione di morte offertagli da Isotta per espiare la colpa.

A sorpresa, anche lei beve questa pozione ed insieme attendono una morte che non arriverà mai: li assale invece un amore potentissimo che fa dimenticare loro perfino dove si trovano. Brangania infatti aveva sostituito la pozione di morte con quella d’amore per evitare la tragedia.

Isotta sposa comunque il Re di Cornovaglia, ma non pone fine agli incontri clandestini con Tristano.

I due vengono però scoperti dal Re Marke ed uno dei suoi seguaci, Melot.

Convinto che la morte sia l’unico modo per vivere l’amore per Isotta lontano dalla colpa, Tristano si lascia trafiggere volontariamente dalla spada di Melot.

Ferito e in fin di vita, viene portato nel suo castello in Britannia dal fedele servitore Curvenaldo. Lì spera nell’arrivo di Isotta fiducioso che lo salvi per la seconda volta.

Dopo un’attesa lacerante, finalmente la nave arriva ed i due amanti riescono a riabbracciarsi per l’ultima volta.

Tristano spira tra le sue braccia sussurrando il suo nome.

Il dolore della perdita viene ben presto interrotto dall’arrivo della nave del Re: convinto di essere sotto attacco, Curvenaldo ingaggia una lotta con Melot ed entrambi perdono la vita.

In realtà il Re, messo al corrente da Brangania dell’inganno della pozione, ha raggiunto Tristano per offrirgli il suo perdono, constatando che nulla avrebbe potuto fermare il sentimento che li univa.

La scena si chiude col celebre Liebestod, la “morte d’amore” invocata da Isotta che a sua volta muore accasciandosi sul corpo di Tristano.

Curiosità

Sembra che Tristan und Isolde sia stato apertamente ispirato dalla poetessa Mathilde Wesendonck, di cui Wagner si innamorò perdutamente pur essendo sposato con Minna Planer.

Wagner iniziò con Mathilde una relazione da lui definita platonica, ma così intensa che comunque lo portò a separasi dalla moglie, gelosa di quel rapporto.

In Tristano probabilmente Wagner vedeva sé stesso, vittima di una passione incontrollabile e di un amore che non avrebbe mai potuto vivere davvero.

L’unica possibilità per dare sfogo a questo sentimento socialmente inaccettabile era la morte.