PIANOFORTE: LA DIDATTICA DI CZERNY

di  Maria Rosaria Rossi

Per quanti abbiano mai intrapreso gli studi pianistici, Carl Czerny è certamente noto per essere uno dei protagonisti dei primi anni della didattica, vantando la scrittura di più di 80 volumi di esercizi per migliorare le performance al pianoforte.

Ma non si è fermato alla scrittura musicale, lasciandoci anche qualche indicazione “verbale” in trattati e… lettere.

Proprio su queste ci soffermeremo.

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Carl Czerny, lo studente, il pianista ed il didatta

Ma perché, tra tanti celebri maestri, proprio il nome di Czerny si trova sul nostro cammino? Basterà dire che Czerny, nato a Vienna nel 1791 (anno di morte di W.A. Mozart), fu allievo prediletto di L.V. Beethoven ed a sua volta fu maestro di F. Liszt.

Possiamo quindi posizionarlo con una certa sicurezza nella tradizione dei più illustri pianisti e compositori dell’800.

Lo distingue da loro, però, il rifiuto di intraprendere la carriera concertistica, preferendo piuttosto riversare le sue conoscenze nella didattica.

Le Lettere a una giovinetta nella produzione del Maestro Czerny

Tra gli scritti di Czerny troviamo una grandissima vastità di libri di tecnica, dedicati ad esercizi pratici da eseguire al pianoforte.

Qui, però, vogliamo parlare di un suo testo meno noto, ma non per questo meno interessante: le “Lettere ad una giovinetta sull’arte di suonare il pianoforte”.

Si tratta di una piccola raccolta di lettere inviate dal Maestro Czerny ad una sua giovane allieva immaginaria (quindi non una vera corrispondenza), nelle quali vengono raccolti i consigli più preziosi riguardo non solo la tecnica pianistica, ma anche lo spirito con cui affrontare i lunghi e difficili studi del pianoforte.

Struttura del libro

Il testo nasce in seguito a particolari pressioni degli editori di Czerny, che sceglie di scrivere in forma di lettere poiché trova che sia il metodo più vicino all’insegnamento “dal vivo”.

Immagina che ogni lettera venga recapitata a distanza di otto/dieci giorni, prevedendo che ogni suo insegnamento impieghi poco più di una settimana per essere appreso al meglio.

Alla fine contiamo un totale di 10 lettere che coprono orientativamente 3 mesi di studio.

Punti salienti della didattica in Czerny

Il Maestro spiega la posizione corretta da assumere al pianoforte, cos’è il tempo, come superare le difficoltà della lettura di uno spartito e delle tonalità ritenute più complesse, come suonare gli abbellimenti.

In linee generali chiunque leggerà il testo si accorgerà che la tecnica pianistica più diffusa al giorno d’oggi è esattamente quella descritta da Czerny; ciò nonostante è importante ricordare che tutto quello che a noi sembra scontato e già detto, in realtà ai tempi di Czerny costituiva fondamentalmente una novità.

Dunque in lui possiamo vedere uno dei fondatori della scuola pianistica così come la conosciamo oggi.

Colpiscono poi due dettagli del testo: il primo, è che il Maestro inizia a dare nozioni abbastanza approfondite riguardo l’armonia e gli accordi dalla settima lettera in poi, quindi si aspetta che il pianista mastichi questo tipo di informazioni fin dal terzo mese di studi.

La cosa è assai strana, considerando che oggi lo studio dell’armonia si inizia solo dopo essere entrati in Conservatorio.

Il secondo aspetto interessante è quello della performance: dopo tanto parlare di questioni pratiche, Czerny ricorda alla studentessa che è fondamentale suonare di tanto in tanto per un pubblico.

Dice infatti: “Per quale motivo studiamo, se non per procurare gioia, non solo a noi stessi, ma anche nostri cari genitori e ai nostri amici?”.

Ciò significa essere pronti anche a suonare in momenti inaspettati, magari al cospetto di semplici conoscenti. Come farlo?

Il Maestro consiglia di studiare e memorizzare semplici preludi cui far seguire piccoli brani come rondò, valzer, marce, melodie da opere, da poter suonare in queste occasioni.

Curiosità

Beethoven aveva una tale stima di Czerny che scrisse una lettera di raccomandazione per promuovere una sua tournée.

Tuttavia Czerny rinunciò all’occasione poiché riteneva gli mancasse “quel talento e quella calcolata cialtroneria, che è parte essenziale del bagaglio di un virtuoso”.

In compenso, aveva tali doti nella didattica che a soli 24 anni iniziò a dare lezioni di pianoforte proprio al nipote di Beethoven, Karl.