CATHY BERBERIAN E MICHIKO HIRAYAMA: GRANDI CANTANTI A CONFRONTO
Come durante tutta la storia della musica occidentale, la figura degli interpreti e dei compositori è stata spesso destinata ad incontrarsi e a influenzarsi reciprocamente.
Molto famose le cantanti rossiniane oppure i rapporti fra Mozart e i suoi interpreti.
Ma anche nel Novecento questo rapporto permane e spesso trova risvolti totalmente nuovi!
La voce nel Novecento di sperimentazione
Nell’arco di tutto il Novecento la musica e la vocalità si evolvono enormemente.
Le tecniche si ampliano, la scrittura cambia e spesso all’interprete è chiesto molto di più rispetto al passato.
Infatti frequentemente l’interprete, che diventa sovente anche vero e proprio performer, è chiamato ad improvvisare, creare, proporre ed ispirare profondamente il brano che va a suonare o a cantare.
Cathy Berberian
Nata nel 1925 e morta nel 1983, Cathy è stata una cantante assolutamente poliedrica ed è sicuramente una delle figure portanti della musica del Novecento, tanto da essere ancora oggi punto di riferimento per compositori e cantanti di tutto il mondo.
Statunitense e figlia di emigrati armeni, nel 1949 si trasferisce a Milano.
Oltre ad esserne stata la moglie, fu anche musa di Luciano Berio che per lei scrisse e a lei dedicò moltissime composizioni.
Per lei scrisse anche John Cage della quale fu un’interprete di riferimento.
Ma molti altri furono i compositori con i quali collaborò grazie alle sue grandissime doti vocali!
La sua voce, eclettica e mai spaventata dalla novità, spaziava dalla musica classica di repertorio alla sperimentazione, fino addirittura alla musica leggera.
Michiko Hirayama
Nata nel 1923 e morta nel 2018, Michiko fu di importanza vitale per la musica romana del secondo Novecento.
Trasferitasi a Roma nel 1957 divenne subito polo di attrazione per molti compositori tra i quali Domenico Guaccero e Giacinto Scelsi.
Soprattutto per quest’ultimo Michiko fu di fondamentale importanza; infatti la sua duttilità vocale, così ancestrale ed estremamente avvezza all’intonazione dei quarti di tono, normali nella cultura musicale del Giappone, sua terra natia, incarnava perfettamente l’estetica e la filosofia di Scelsi.
La sua voce di grandissima estensione, e che aveva una gamma timbrica molto elevata, le permise di cantare agilmente anche in età avanzata, fino all’ultimo.
Il suo repertorio comprendeva sia musica classica di tradizione che musica di avanguardia e sperimentazione.