LETTURA DELLA PARTITURA: COS‘E’ E COME SI STUDIA
Quando c’è bisogno di sostituire un’orchestra con il pianoforte ma non è disponibile una riduzione pianistica della partitura, ecco che entra in gioco la lettura diretta della partitura.
Abilità necessaria tanto per i pianisti quanto per i direttori d’orchestra, è forse una delle competenze più complesse da acquisire.
Qual è la differenza tra spartito e partitura
In primo luogo, per capire in cosa consiste questa competenza, va chiarito cos’è una partitura ed in cosa differisce dallo spartito classico.
In questo frangente useremo come metro di paragone lo spartito per pianoforte: articolato in due pentagrammi uniti dall’accollatura in un unico sistema, solitamente esso presenta nel pentagramma superiore la chiave di violino ed in quello inferiore la chiave di basso. Qui si collocano due o più voci musicali; per intenderci, quando suoniamo un accordo fondamentale (es. triade e nota fondamentale raddoppiata) stiamo suonando quattro voci e le scriviamo comodamente sullo spartito classico per pianoforte.
Si definisce generalmente partitura quella utilizzata per piccole e grandi orchestre, sebbene quando intesa come insieme di più parti vi rientrino anche ensemble come, ad esempio, il trio. Consta di un pentagramma assegnato ad ogni strumento musicale; ciò significa, ad esempio, che nel primo movimento della Quinta Sinfonia di Beethoven troveremo ben dodici pentagrammi uniti in un unico sistema, perché dodici sono gli strumenti in organico.
Sistemati dal basso verso l’alto dallo strumento più grave al più acuto, troviamo: contrabbasso, violoncello, viola, violino II, violino I, timpani, trombe in DO, corni, fagotti, clarinetti in SIb, oboi, flauti.
Per approfondire questo aspetto e per visualizzare degli esempi di partitura è possibile leggere l’articolo dedicato alla differenza fra spartito e partitura cliccando qua.
Come si legge una partitura
Stabilito cos’è una partitura, si può facilmente dedurre che la lettura consiste nel suonare al pianoforte questo tipo di parte.
Il motivo per cui è una pratica diffusa anche tra i direttori d’orchestra, più che tra i pianisti, è che principalmente è utilizzata dai direttori stessi.
Per loro la lettura della partitura è comune sia per studiare in autonomia prima di arrivare di fronte all’orchestra, sia per suonare in prima persona quando, ad esempio, si lavora con i cantanti per l’Opera e non si dispone nell’immediato di una riduzione per pianoforte.
Le difficoltà nell’esecuzione pratica sono certamente molteplici: non sempre vanno suonate le parti di tutti gli strumenti; selezionare cosa suonare e cosa escludere necessita di un’abilità nel capire quali strumenti sono prioritari in ogni episodio musicale. È inoltre necessario esercitare una visualizzazione della partitura dal basso verso l’alto, per incontrare minori difficoltà a livello visivo e per dedurre dalle voci più gravi le armonie che si incontreranno.
Lettura della partitura in Conservatorio
È evidente che questo tipo di lettura mette alla prova anche i pianisti più esperti. Per questo motivo uno dei corsi introdotti nei Conservatori italiani riguarda proprio questa disciplina.
A discrezione dei singoli Conservatori la lettura della partitura è un corso opzionale o obbligatorio. Può prevedere la lettura delle chiavi antiche, delle parti di strumenti traspositori, il trasporto di spartiti per pianoforte, l’esecuzione di repertorio vocale operistico o da camera accennando le parti canore mentre si suona ed infine, naturalmente, l’esecuzione al pianoforte di una partitura orchestrale. Talvolta viene introdotta anche una prova di lettura a prima vista delle chiavi antiche o di arie da camera e l’esecuzione di riduzioni pianistiche di interi atti d’opera. Non essendoci un programma ministeriale, ogni Conservatorio prende decisioni in merito.
Delle competenze così vaste sono necessarie perché da un lato molti strumenti utilizzano correntemente le chiavi antiche; dall’altro gli strumenti traspositori in quanto tali, a seconda dell’impostazione di lettura e del taglio dello strumento, possono necessitare di una lettura “differente”.
Il trasporto e la pratica del repertorio vocale sono invece utili a completare la formazione del direttore d’orchestra e del pianista, nel caso interagiscano anche con i cantanti.