ANALISI ARMONICA BLUESETTE JAZZ-STANDARD

di Daniele Moneta

Parlando di commistioni di generi, sicuramente una menzione speciale va a Bluesette, brano scritto dall’armonicista Toots Thielemans.

Vediamo di cosa stiamo parlando, analizzando questo immortale capolavoro!

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Un jazz – waltz: Bluesette

Bluesette è un jazz-standard, scritto nel 1961 dall’armonicista e chitarrista Toots Thielemans. La composizione divenne in breve un classico riproposto in innumerevoli versioni e poi dotato di un testo scritto da Normal Gimbel.

Divenne una vera e propria hit mondiale e fu incisa vocalmente anche dalla celeberrima Sara Vaughan.

Ecco la struttura armonica.

Blusette: struttura e forma

Il pezzo consta di 24 battute nella tonalità di impianto di SIb maggiore, suonate in battute di tre quarti secondo un andamento armonico tipicamente jazzistico, composto da accordi di settima funzionali, cioè rispondenti ai crismi di tensione e risoluzione tipici del genere.

Dopo una breve introduzione di organo Hammond costituita da due accordi, troviamo il tema esposto dalla chitarra con l’ausilio del fischio di Toots, che doppia la melodia in una maniera simpatica e sicuramente accattivante, creando un mood gioioso e molto scorrevole.

Il materiale melodico, come si diceva precedentemente, scorre fluidamente con un andamento di valzer su una velocità di media andatura.

Analisi armonica

Dopo l’iniziale battuta tematica in SIb maggiore settima, troviamo la cadenza II – V – I che conduce a SOL minore. In seguito appare l’accordo di DO settima che lancia il FA minore settima, il quale crea una cadenza composta al MIb maggiore settima, che altro non è che la sottodominante di SIb maggiore (quarto grado tonale, in altre parole).

A questo punto della composizione, il MIb maggiore settima permuta in MIb minore settima per introdurre la cadenza II – V – I a REb maggiore, per poi incontrare un’altra cadenza che conduce verso il tono di SI maggiore.

Siamo in presenza dunque di una catena di passaggi modulanti, che spesso troviamo nelle composizioni jazzistiche, come del resto si era già visto in epoche ben precedenti durante i periodi dell’armonia tonale funzionale.

Tale catena continua proponendo un II – V di DO minore e FA settima, il quale non risolve sulla tonica primaria SIb maggiore, ma conduce ad un altro passaggio modulante un tono più avanti, ovvero RE minore settima /SOL settima.

Anche quest’ultima cadenza II – V non viene risolta sul suo naturale polo gravitazionale di DO maggiore, ma riscende di un tono, riproponendo DO minore/ FA settima, che conclude il giro armonico rilanciando il tutto nella tonalità d’impianto di SIb maggiore.

Ergo il piano tonale del brano prevede una tonalità di impianto in SIb maggiore, con passaggi modulanti alle tonalità secondarie di SOL minore, FA minore, MIb e REb maggiori, infine SI e DO maggiore.

Ricordiamo che per “tonalità di impianto”, si intende il tono principale di una composizione, la quale rappresenta il “centro gravitazionale” con cui inizia e, solitamente, termina il brano.

Esposto il “tema” con la chitarra accompagnata dal fischio, Thielemans esegue un assolo, ancora utilizzando la voce fischiata che doppia le note eseguite alla chitarra solista (e ciò porta a pensare che la parte solista non sia improvvisata, ma preparata precedentemente).

Il tema, così come il “solo”, presentano un’elaborazione motivo – melodica che comunque è tipica del jazz, ovvero si riscontra chiaramente l’utilizzo di scale che seguono l’armonia degli accordi, sottolineando le “modulazioni” che man mano appaiono, utilizzando un andamento principalmente in ottavi swingati.

Questo brano può essere considerato un topos di come si compone uno standard jazz, mescolato a un andamento jazz terzinato, utilizzando materiale armonico e melodico tipico del linguaggio jazz evoluto, inserito in un alveo classico valzeristico.

Altre versioni di Bluesette

Come dicevamo già in precedenza, lo standard ha una versione eseguita cantata. Consiglio vivamente l’ascolto di quella di Sarah Vaughan, come anche quella di Sue Rainey.

Interessanti le elaborazioni pianistiche operate negli Anni Settanta da Bobby Enriquez e dal mirabile pianista Hank Jones.

Per arrivare ai giorni nostri, ottima l’esecuzione del chitarrista Alessio Menconi: un suono moderno per uno standard che ha attraversato i decenni per essere ancora oggi vivo e pulsante.